Un quadro in controtendenza quello dell’oftalmologia in Valle d’Aosta, con liste d’attesa brevi e una notevole capacità di garantire continuità alle cure e alle nuove diagnosi anche in questi difficili mesi di pandemia. Una best practice da esportare a livello nazionale.
A livello nazionale in questi mesi sono state svolte 2.500.000 prestazioni ambulatoriali in meno e ciò ha determinato l’allungarsi delle liste d’attesa e notevoli difficoltà per i pazienti, soprattutto anziani. Si è verificata una contrazione di più di 300.000 interventi chirurgici della cataratta, che in tempi pre-covid raggiungevano i 600.000 in un anno; una parte degli over 80, che non sono stati operati, ha subito una frattura del femore a causa dell’ipovisione e della conseguente difficoltà ad evitare gli ostacoli; tutto ciò ha causato un aggravio delle spese dell’SSN; si è verificata una riduzione delle iniezioni endovitreali (IVT) per la cura della maculopatia essudativa, che, talvolta, ha reso impossibile il recupero funzionale della vista.
«Ritengo sempre opportuno che gli ambulatori territoriali abbiano una relazione costante con l’ospedale e con le varie strutture di riferimento per le varie patologie, come il glaucoma, la cataratta e la maculopatia. Sarebbe utile anche in Valle d’Aosta un tavolo permanente per quanto riguarda l’oftalmologia, dove la domanda è molto alta e si rischiano imbuti nella parte chirurgica data la limitata disponibilità di sale operatorie e professionisti. Quello che stiamo facendo con questo ciclo di incontri è fare il punto a livello nazionale sulla situazione delle diverse regioni, affinché la politica prenda in considerazione questo tema e abbracci concetti chiave come il miglioramento dell’attrezzatura negli ambulatori, l’implementazione della telemedicina per quelle patologie in cui è necessaria, anche cercando di sperimentare cose nuove».